Sud questione nazionale Una politica per realizzare gli impegni presi di Francesco Nucara La giusta soddisfazione per i risultati ottenuti dal Popolo della libertà non deve impedire una riflessione più approfondita sui dati elettorali. Essi non sono stati uniformi su tutto il territorio nazionale. Silvio Berlusconi ha vinto grazie al suo carisma personale ed alla forza di un programma che non prometteva la luna. Ha convinto perché ha parlato non dei sogni, ma dei problemi effettivi del Paese e della pesante situazione che Romano Prodi lascia in eredità. Era quindi inevitabile che, dove più forte è il disagio sociale, la risposta sarebbe stata più determinata. Il Popolo della libertà ha vinto, perché il Mezzogiorno gli ha dato fiducia. Se non ci fosse stato un voto quasi plebiscitario, oggi, a salire sullo scranno di Palazzo Chigi sarebbe Walter Veltroni. Sono i dati elettorali a dimostrarlo. Nel Sud il Popolo delle libertà ha conquistato il 47,7 per cento degli elettori. Con una differenza, rispetto alle altre macro regioni del Paese, che va da un minimo di 10 punti (le regioni centrali) ad un massimo di 15, nel caso del Nord est. Anche in valori assoluti la differenza è rilevante. Nel Sud, per il Senato (ma lo stesso vale per la Camera, seppure in misura diversa), i voti conquistati in più, rispetto al Nord, sono più di 31 mila. E circa 800 mila, nei confronti del Centro. Di queste differenze si dovrà tenere debito conto. Il Sud ha votato compatto, garantendo a Silvio Berlusconi una leadership indiscussa, dopo aver voltato le spalle al centro sinistra. Le ragioni di questa scelta sono evidenti. Delusione per l'abbandono, incapacità dei dirigenti locali – tutti di sinistra – di garantire un minimo di governabilità. Napoli, con i suoi cumuli di spazzatura, insegna. Peggioramento delle condizioni di vita, nel momento in cui le prospettive della società italiana destano allarme ed una crescente insicurezza sociale. Insomma il tema del Mezzogiorno, del suo sviluppo, della sua crescita democratica, si impone nuovamente come uno dei punti fondamentali della prossima agenda governativa. Si impone – ed è questo la novità – al di fuori della retorica meridionalistica: cavallo di battaglia inconcludente di gran parte della cultura di sinistra. Non delegando ad altri il proprio destino, il popolo del Sud è sceso in campo in prima persona. Sebbene consapevole delle difficoltà del Paese, non intende rinunciare alla prospettiva di un proprio riscatto. Per questo non chiede indulgenze, ma una politica seria che traduca nei fatti impegni sempre enunciati e mai realizzati. Se il Sud è una grande risorsa nazionale, come tutti affermano, è ora di dimostrarlo, con politiche adeguate. Che sono poi quelle enunciate nel programma elettorale del Popolo della libertà: aspettative che andranno onorate. Il Sud, quindi, non chiede poltrone; ma un equilibrio politico in cui possa riconoscersi tutta la società italiana. Che non sia, quindi, il vento del Nord a prevaricare. L'Italia, se vuole competere a livello internazionale, come mostra l'esperienza tedesca, non può trasformarsi in una piccola patria. Deve rimanere un grande Paese. Ed il Sud, se coinvolto, è pronto a fare la sua parte. |